I colori durante la seconda rivoluzione industriale crebbero di importanza.
Tutto ebbe inizio con Lavoisier che strutturò la tavola degli elementi come la conosciamo oggi.
Precedentemente non si riusciva a capire di cosa fossero composti le sostanze e si osservava semplicemente l' "affinità" tra di esse; con il nuovo metodo si riuscì a concepire la differenza fra elementi e composti presenti in natura e quali potevano essere anche sintetizzati in laboratorio.
Tra di esse ci fu la scoperta accidentale di Perkyn che permise al colore di permeare l'industria tessile e creare tutto un nuovo mercato fino a portare anche alla creazione di mode e nuovi colori fino ad allora ineccepibili. Nonostante tutto ci sono pochi documenti relativi a questi argomenti e, più in generale alla chimica, poichè molti testi non vennero datati e posizionati geograficamente.
A Study of the Economic Aspect of Applied Chemistry in Europe and North America (Oxford 1958) & The Chemical Industry 1900-1930: International Growth & Technological Change (Oxford 1971) sono i testi considerati più affidabili riguardo all'industria chimica di quel tempo, inoltre permettono uno scorcio della società dell'epoca, riuscendo a carpire i meccanismi di valutazione di una nuova tecnologia e l'influenza delle corporazioni sulle decisioni. Inoltre vengono trattati i problemi relativi all'inquinamento e all'utilizzo di sostanze chimiche.
The Chemical Industry in Europe, 1850-1914: Industrial Growth, Pollution, and Professionalization, ed. by
ERNEST HOMBURG, ANTHONY S. TRAVIS & HARM G. SCHRÖTER, Kluwer, Dordrecht, 1998 è un libro che implementi le conoscenze degli altri volumi sopra elencati
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